Eh sì, è proprio così. Anche arrivare ultimi ha la sua parte di orgoglio e di emozione.
Dopo l’esperienza dell’anno scorso, in cui ho dovuto ritirarmi per un malore circa al 9° km, per fortuna finito bene grazie all’intervento di Stefano e Roberto che erano immediatamente dietro di me, quest’anno ho deciso di riprovarci. Si sa, ho la testa dura, figurarsi se potevo lasciar perdere tutto così.
Verso fine anno quindi io, Stefano e Roberto, abbiamo deciso di concretizzare la promessa che ci eravamo fatti l’anno scorso, di rifare quest’anno l’Ultrabericus, stessa distanza, ma tutta in camminata, e tutti e tre insieme.
Per il resto, come da copione, agitazione il giorno prima, ultimi dettagli per la partenza del giorno dopo, preparazione dello zainetto e dei vestiti per la camminata, definizione di cosa portare via nello zaino per il cambio.
Con Andrea siamo arrivati a Vicenza un po’ in anticipo, quindi abbiamo avuto tutto il tempo di parcheggiare, mangiare un panino, andare al punto di ritiro dei pettorali e al deposito sacche, dove abbiamo incontrato Filippo, e di chiacchierare un po’ con Sandro, Romina e Thomas che si sarebbero cimentati nell’Integrale, 65 km, con 2500m D+.
Un caffè veloce, ci siamo cambiati e abbiamo incontrato Stefano e Roberto alla partenza, insieme a Giulia, una loro amica che come noi faceva la Urban.
Finalmente l’atmosfera è quella delle gare, l’emozione era tangibile tra tutti i presenti, musica a palla per caricare, anche se ciò che si respira alla partenza di un trail è comunque diverso rispetto a quello di una corsa su strada: è tutto più rilassato, più “giocoso”. Correre in mezzo alla natura probabilmente rigenera di più e ti fa vivere il tutto con maggiore rilassamento.
Dopo i primi km su asfalto, passando per il Santuario di Monteberico, si inizia a immergersi nella natura e iniziano le salite. Per fortuna avevo con me i bastoncini da trekking, santi subito, che d’ora in poi nei trail porterò sempre con me, perché aiutano tantissimo. Chiacchierando con Stefano e Roberto passano i km, e avere qualcuno con me che conosceva il percorso e mi diceva quando sarebbero arrivate le salite dure mi permetteva di prepararmi e di affrontarle meglio.
Quasi subito era chiaro che eravamo gli ultimi della Urban, dietro di noi c’era solo il servizio scopa. Al 16esimo km ci sorpassa il primo dei 100 km, con una falcata invidiabile, come se avesse appena iniziato. Ero messa peggio io che stavo camminando!!!
Nel frattempo mi chiama Andrea per sentire dov’ero, e mi dice che alla fine il percorso era di oltre 22 km…che ben, me ne mancavano altri sei.
Quest’anno il percorso era al contrario, quindi il punto dove sono stata male l’anno scorso lo troviamo in discesa stavolta, e noto che la salita che avevo fatto era molto più ripida di quello che ricordassi.
Ok, riprendo il viaggio. Da quel momento in poi, ci sarebbero state poche salite e poi tutta discesa. Continuo ad ammirare il percorso, che è fantastico, forse il più bel percorso che abbia fatto sui colli. Non che ne abbia fatti tanti eh, però dai, qualcuno ne avevo visto.
Finalmente imbocchiamo la curva che ci porterà al traguardo. E qui inizia l’emozione più grande.
Come se fossimo stati i primi, la gente ci applaudiva e ci incitava, tutti ci battevano le mani. Ho pensato: “Oh, c’è tantissima soddisfazione anche ad arrivare ultimi!”. E ho sorriso, e mi veniva da ridere! Che sensazione strana!!!!
Ad aspettarci al traguardo c’era Andrea, la maglia per i finisher e il pacco gara, con la birra incorporata.
Guardo la classifica: 489esima su 489. Il mio obiettivo era finirla e con le mie gambe, quindi ero felicissima!!! Alla fine, l’importante come sempre è divertirsi e l’ho raggiunto alla grande.