L’idea di partecipare alla Resia Rosolina Relay è sembrata probabilmente una pazzia a molti, compresa forse me stessa, vista la condizione fisica non ottimale in cui ero, dovuta ad un infortunio e al riposo forzato durante il lockdown. Se devo essere sincera, ho pensato qualche volta che forse non era il caso, ma come chi mi conosce sa bene, ho la testaccia dura ed è stato quindi naturale accantonare quei pensieri e andare avanti in questa avventura.
L’impresa mi piaceva un sacco: il format della gara era molto particolare, a staffetta, 420 km e oltre, suddivisi tra 10 corridori, in due mezzi di trasporto diversi, una maratona a testa. L’unica gara dopo la riapertura delle manifestazioni sportive dopo la chiusura dovuta al Covid-19, probabilmente l’unica del 2020, visto che la maggior parte delle maratone era stata cancellata.
Ho passato ore a studiare il percorso sul sito, a scaricare regolamenti, a leggermi tutte le informazioni possibili, e l’idea mi piaceva sempre di più. Mancava solo la formazione della squadra, che dopo qualche difficoltà ha iniziato a prendere forma, e la macchina organizzatrice si è messa in moto.
I mesi di preparazione sono passati molto velocemente, tra allenamenti più o meno intensi dei vari componenti della squadra, riunioni per discutere ogni minimo particolare, ovvi intoppi durante l’organizzazione, ma alla fine concludiamo la definizione di tutti i particolari e il giorno della partenza arriva.
Siamo partiti felici, ridendo, e siamo tornati soddisfatti, euforici ed entusiasti.
Abbiamo corso con tutte le condizioni climatiche possibili ed immaginabili: pioggia battente, vento, sole, non ci siamo fatti mancare nulla. Abbiamo percorso itinerari fantastici, in alcune tappe mozzafiato, affrontato salite, discese, sterrati, asfalto.
E’ stata una gara difficile, ma mai una volta abbiamo pensato di mollare. E’ stato un gran lavoro di squadra, nessuno pensava a se stesso, ognuno pensava a far stare bene l’altro in vista della tappa successiva. C’era chi si occupava della guida, chi della navigazione, chi di controllare i compagni con il live track del Garmin (ed è stata a volte la nostra salvezza), ci siamo stimolati e confortati a vicenda.
Bellissimo è stato ogni 50 km ritrovare i compagni dell’altro mezzo, vedere che tutto sommato stavano bene, raccontarci quelle poche cose che avevamo il tempo di dirci. E ridere anche delle condizioni in cui ci trovavamo, con gli occhi pieni di sonno, o stanchi, dopo aver appena finito di correre la nostra tappa.
Siamo tornati tutti con un bagaglio di emozioni diverse, con la consapevolezza che la squadra è lo stimolo più grande di tutti, con le lacrime agli occhi perché ce l’avevamo fatta. E sono sicura che ritrovandoci anche dopo ci sentiremo tutti più legati perché abbiamo condiviso qualcosa di grande, che abbiamo gestito nel migliore dei modi, qualcosa difficile da spiegare a chi non l’ha vissuta.
Il mio grazie va ai miei compagni di squadra, con cui ho instaurato un bellissimo rapporto durante questi tre giorni, e a cui devo una delle più grandi emozioni che ho vissuto, e soprattutto a Lara, che mi ha seguito negli allenamenti e ha condiviso con me la gestione organizzativa, alla mia famiglia e alle mie bambine, che mi hanno aspettato al traguardo e che mi sono corse incontro appena mi hanno visto…e i nostri supporter al traguardo, che hanno organizzato per noi un brindisi favoloso, che ha concluso ancora più magnificamente la nostra avventura.